Patologie neurodegenerative (Morbo di Alzheimer, Parkinson)

Sono malattie che interessano il sistema nervoso. 
 
Sono classificate in:
-Disordini psichici e del comportamento (malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson).
-Disturbi mentali dovuti all’abuso di alcol e a sostanze psicotrope: si includono i disturbi mentali e del comportamento dovuti all’uso di alcol, oppiacei, cannabinoidi, sedativi o ipnotici, cocaina, allucinogeni, tabacco, solventi volatili, ecc.
-Schizofrenia e disturbi schizoidi.
-Disturbi dell’umore: episodi maniacali, il disturbo bipolare, il disturbo depressivo ricorrente, disturbi affettivi persistenti ed altri disturbi dell’umore non altrimenti specificati.
-Disturbi d’ansia: fobie specifiche o multiple, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo posttraumatico da stress, disturbi somatomorfi ed altri disturbi neurotici. 
-Disturbi del comportamento con fattori fisici o organici: comprendono patologie come i disturbi delcomportamento alimentare, disturbi non organici del sonno, disfunzioni sessuali non dovute a disturbi nè malattie organiche, disturbi mentali e del comportamento associati con il puerperio, non classificati in altri gruppi.
-Disturbi della personalità: disturbi specifici della personalità, cambiamenti duraturi della personalità disturbi delle abitudini e degli impulsi, disturbi psicologici e del comportamento associati allo sviluppo e all’orientamento sessuale.
-Disordini che interessano l’intelligenza: comprendono il ritardo mentale lieve,moderato, grave, profondo ed altri tipi di ritardo mentale.
-Disturbi dello sviluppo: comprendono i disturbi specifici dello sviluppo della comunicazione e del linguaggio, dello sviluppo delle abilità scolastiche, dello sviluppo della funzione motoria, i disturbi misti dello sviluppo, idisturbi generalizzati dello sviluppo (autismo nell’infanzia) ed altri disturbi dello sviluppo psicologico. 
-Disturbi emozionali e del comportamento nell’infanzia e nell’adolescenza: comprendono i disturbi ipercinetici, i disturbi del comportamento, i disturbi misti del comportamento e delle emozioni, i disturbi emozionali di inizio pecifico nell’infanzia, i disturbi del comportamento sociale di inizio specifico nell’infanzia e nell’adolescenza ed altri disturbi emozionali e del comportamento che compaiono abitualmente nell’infanzia e nell’adolescenza.
 

MALATTIA DI ALZHEIMER

E’ una malattia neurodegenerativa che interessa soprattutto le aree associative corticali e parte del sistema limbico influenzando le capacità cognitive dell’individuo. E’ la forma più frequente di demenza, rappresentando fino al 70% delle demenze diagnosticate.
 
Trattamento farmacologico 
 
Attualmente la malattia di Alzheimer è incurabile e segue un decorso progressivo che non si può arrestare. Esistono però farmaci che insieme ad una dieta adeguata, esercizio fisico e un contesto adeguato, possono rallentare il deterioramento e fornire una maggior qualità di vita ai pazienti. Tra i farmaci risaltano gli inibitori della colinesterasi poichè i livelli del neurotrasmettitore acetilcolina sono molto bassi nei malati di Alzheimer. Questi farmaci migliorano alcune delle capacità dei malati facilitando la realizzazione delle attività quotidiane, migliorando le funzioni del pensiero, della memoria e del linguaggio e facilitando anche il controllo di alcuni sintomi relazionati con il comportamento. Non bloccano nè migliorano la malattia e sono solo un aiuto per il paziente per un certo tempo (mesi o anni).
Nei pazienti che presentano già sintomi moderati o severi si usa la memantina. La memantina è un antagonista a bassa affinità del recettore NMDA (N-Metil-D-Aspartato). Si ritiene che l'ipereccitazione dei recettori NMDA esercitata dal glutammato, un neurotrasmettitore, sia alla base della malattia di Alzheimer. Il glutammato svolge infatti un ruolo importante nei processi di memoria e di apprendimento. E' stato ipotizzato che la Memantina blocchi in modo selettivo gli effetti della citotossicità del glutammato. La Memantina deve essere utilizzata con molta precauzione nei pazienti con crisi epilettiche e nei soggetti con un recente infarto miocardico o che soffrono di insufficienza cardiaca o di ipertensione non controllata. E' necessario monitorare la funzionalità renale nei pazienti con insufficienza renale moderata adattando il dosaggio della memantina. Per questo motivo, l'impiego della memantina è sconsigliato nei pazienti con grave insufficienza renale. Ad ogni modo neppure questo farmaco è in grado di bloccare o invertire il decorso della malattia.
Altri farmaci che vengono utilizzati sono quelli che migliorano la neurotrasmissione (nicotina), i neuroprotettori ed altri che migliorano la sintomatologia neuropsichiatrica sofferta dal paziente (ansiolitici, antidepressivi, ecc.).
 
 
 
Trattamento dietetico
 
Diversi studi hanno dimostrato l’influenza dell’accumulo di radicali liberi nello sviluppo della malattia di Alzheimer, per questo il consumo di antiossidanti con la dieta ha un effetto benefico sulle capacità cognitive di questi malati; infatti un basso consumo di vitamina C è stato associato ad un deterioramento cognitivo maggiore. Altre vitamine per le quali è stato dimostrato un effetto benefico nella malattia di Alzheimer sono la vitamina A, la vitamina E e il β-carotene. Anche lo zinco ha dimostrato possedere un effetto protettivo sulla malattia di Alzheimer. Una dieta ricca in acidi grassi Omega 3 (EPA e DHA) può anch’essa prevenire e frenare lo sviluppo della malattia di Alzheimer, secondo recenti studi.
Le necessità proteiche si stimano tra 1 e 1,25 g/kg/die. In fasi avanzate della malattia si può avere un aumento della spesa energetica dovuta in parte a cambiamenti di condotta dei malati (vagabondaggio, movimenti incontrollati, ecc.) e all’alterazione dei processi di assorbimento, che di solito si accompagnano ad una importante diminuzione del peso in contrapposizione alle prime fasi della malattia nelle quali abitualmente i pazienti presentano sovrappeso. Questo sovrappeso è dovuto di solito alla ripetizione delle assunzioni poichè i malati non ricordano di aver consumato il pasto. I pazienti in queste situazioni iniziano a non riconoscere gli alimenti, la sete e la sazietà. Si devono fornire pasti caloricamente densi che devono essere consumati in luoghi tranquilli in assenza di distrazioni. L’apporto di macronutrienti nell’alimentazione di questi pazienti sarà uguale ad una dieta equilibrata con un 50-60% di carboidrati, un 10-15% di proteine ed un 30-35% di lipidi, limitando il consumo degli acidi grassi saturi e favorendo quello dei mono- e poliinsaturi.
Per mantenere una idratazione adeguata si deve fornire al paziente un bicchiere di acqua ogni due ore.
 

MORBO DI PARKINSON

Il morbo di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo caratterizzato dalla degenerazione delle cellule che si trovano specialmente nella sostanza nera del tronco dell’encefalo. Queste cellule producono dopammina, responsabile di trasmettere l’informazione necessaria per il corretto controllo dei movimenti. L’evoluzione della malattia può essere molto lenta in alcuni pazienti mentre in altri può essere veloce. 
 
 
Trattamento farmacologico 
 
Al momento non esistono mezzi efficaci in grado di modificare significativamente il decorso della malattia. I farmaci utilizzati permettono solo di alleviare i sintomi ma il loro uso cronico comporta una perdita di efficacia e la comparsa di effetti secondari. La somministrazione orale di levodopa, che attraversando la barriera ematoencefalica si trasforma in dopammina, è il trattamento più usato. Migliora la rigidità, la bradicinesia, il tremore, la camminata, l’ipomimia e la micrografia anche se non ha risposta altrettanto buona su altri sintomi come l’instabilità posturale, la disartria ed i problemi neurosensoriali. Le proteine (specialmente gli amminoacidi neutri) interferiscono con il suo assorbimento, per questo motivo la levodopa dev’essere assunta 30-60 minuti prima dei pasti o 1-2 ore dopo gli stessi. Altri farmaci usati nel trattamento del morbo di Parkinson sono gli agonisti dopaminergici che si possono usare nelle prime fasi della malattia per ritardare l’introduzione della levodopa ed i suoi effetti secondari. Si usano anche IMAO-B, ICOMT, amantidina e farmaci anticolinergici.
 
 
Trattamento dietetico
 
Questi pazienti tendono a perdere peso per cui è molto importante assicurare una adeguata nutrizione per evitare la malnutrizione e la perdita di massa magra. Se mediante l’alimentazione non fosse possibile soddisfare i loro fabbisogni è raccomandabile l’uso di supplementi nutrizionali.
L’apporto di glucidi è simile a quello di una dieta equilibrata, dal 50 al 60% dell’apporto energetico giornaliero. La maggior parte dovranno essere complessi e ricchi in fibra, potenziando il consumo di cereali non raffinati e verdure. L’apporto lipidico raccomandato è di un 30-35% della quantità calorica complessiva provenienti da fonti vegetali, specialmente olio di oliva. Come in altre patologie neurologiche anche in questi pazienti si raccomanda di incrementare il consumo di acidi grassi ω-3. I fabbisogni vitaminici si mantengono uguali a quelli degli adulti sani eccetto la vitamina B12, la vitamina D, la vitamina K e la vitamina B6. La vitamina B12 deve essere assunta in maggiori quantità, anche con supplementi, a causa della ridotta capacità di assorbimento che può portare ad anemie. La vitamina D importante per l’assorbimento del calcio deve essere assunta con estrema regolarità ed i pazienti dovranno esporsi al
sole. L’assunzione di vitamina B6 deve essere limitata in quei pazienti che assumono levodopa non in combinazione con carbidopa o benserazide poichè può interferire nell’assorbimento del farmaco, diminuendone l’effetto.I fabbisogni di minerali sono uguali a quelli del resto della popolazione sana, con attenzione a quelli di calcio e ferro. Ciò nonostante bisogna ricordare che vari studi hanno dimostrato che le persone affette da Parkinson presentano un maggiore rischio di
perdita di densità ossea. In questo possono influire la perdita di peso, la denutrizione e le cadute, con rischio di fratture, sofferte da questi pazienti. E’ importante che realizzino esercizi di sostegno al peso, come semplicemente camminare. Con questa semplice misura si possono prevenire le fratture e le possibili ospedalizzazioni che ne conseguono. I problemi di stipsi che presentano questi pazienti indicano l’importanza di apportare sufficienti quantità di fibra anche se i problemi di deglutizione o di mancanza di appetito possono rendere difficoltoso il raggiungimento di questo obiettivo. In questo caso sarà necessario fornire supplementi dietetici.