Oltre a possedere un ruolo sociale ed educativo, lo sport associato ad un’alimentazione equilibrata, apporta vantaggi dal punto di vista della salute dell’individuo che pratica un’attività sportiva costante.
L’attività sportiva favorisce la salute fisica diminuendo così i casi di sovrappeso ed obesità ed una quantità di disturbi cronici come patologie cardiovascolari o diabete, predisposizioni a stati ansiosi o depressivi; questi stati di salute riducono lo standard qualitativo della vita costituendo uno sgravio per i bilanci economico-sanitari dell’economia nazionale.
L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda di svolgere almeno una mezz’ora quotidiana di attività fisica moderata per gli adulti ed un’ora minimo di attività giornaliera per i bambini.
Risposte fisiologiche dell'attività fisica
I principali effetti dell'attività fisica sull'organismo sono:
- aumento della spesa, della frequenza e della gittata cardiaca;
-aumento della pressione arteriosa media dovuto ad una maggiore forza di contrazione del cuore e a vasocostrizione;
-maggiore consumo di ossigeno;
-aumento del flusso cardiaco;
-aumento dell'emoglobina, del numero di eritrociti;
-emolisi dovuta a microtraumi;
-aumento secrezione GH (ormone della crescita);
-aumento del TSH (ormone tiroideo che controlla la crescita e il funzionamento della cellula tiroidea);
-aumento ACTH (ormone che regola la produzione di ormoni surrenali);
-diminuzione dell'insulina;
-maggiore produzione di androgeni ed endorfine;
-aumento della produzione di ormone antidiuretico.
PESO CORPOREO e RENDIMENTO SPORTIVO: le principali preoccupazioni per l'atleta
Da sempre l’atleta ha cercato di possedere le caratteristiche fisiologiche, anatomiche, psicologiche, biomeccaniche, morfologiche migliori per un ottimo rendimento agonistico. Il peso corporeo è stato una preoccupazione per gli atleti per molti anni sia per quanto riguarda l’aspetto che il rendimento. Negli ultimi anni questa preoccupazione si è diffusa ancora di più e oggigiorno nella maggioranza degli sport sono stati adottati standard di peso studiati per assicurare che gli atleti abbiano le dimensioni e la composizione corporea ottimali per ottenere il massimo rendimento. Purtroppo questo non è sempre il risultato raggiunto.
Invece di preoccuparsi per la dimensione o il peso corporeo totale, la maggior parte degli atleti dovrebbe preoccuparsi più specificamente della massa magra soprattutto quelli che praticano attività che richiedono forza, potenza e resistenza muscolare. Incrementare la massa magra non è però desiderabile per chi pratica sport che richiedono capacità di resistenza, come i fondisti, che devono spostare la loro massa corporea totale orizzontalmente per lunghi periodi di tempo. Una massa magra più elevata è UN CARICO ADDIZIONALE che si deve trasportare e che può rendere difficoltoso il rendimento dell’atleta. Ciò può essere valido anche per i saltatori in alto, in lungo, salto triplo, salto con l’asta che devono migliorare le loro distanze vertivali o orizzontali o entrambe. Il peso addizionale, anche si di massa attiva può ridurre, invece di facilitare, il rendimento di questi atleti.
La percentuale di grasso corporeo costituisce un’importante preoccupazione per gli atleti. Aggiungere grassi al corpo solo per incrementare il peso e le dimensioni di solito va a scapito del rendimento. Molti studi hanno dimostrato che quanto più elevata è la percentuale di grassi, peggiore è il rendimento. Ciò è vero in tutte le attività in cui la massa corporea deve spostarsi nello spazio, come in uno sprint e nei salti, mentre è meno importante per le attività statiche, come il tiro con l’arco o con le armi da fuoco. In generale gli atleti più magri ottengono migliori risultati. In diversi studi è stata determinata la relazione tra peso, grasso corporeo e rendimento in uomini giovani, e i risultati indicano che è il grado di adiposità, e non il peso corporeo totale, ad avere una maggiore influenza sul rendimento. Altri studi hanno dimostrato che l’adiposità si associa ad un peggior rendimento nelle prove di velocità, capacità di resistenza, equilibrio, agilità e capacità di saltare.
L’esame dei migliori tempi nelle loro migliori prove rivelò che il rendimento nel nuoto non ha alcun rapporto con il grasso corporeo e solo leggermente con la massa magra. I grassi corporei possono fornire alcuni vantaggi al nuotatore migliorando la sua galleggiabilità, riducendo la resistenza che trova il corpo del nuotatore nell’acqua e riducendo il costo metabolico necessario per restare sulla superficie.
L'OSSESSIONE PER LA PERDITA DEL PESO NELL'ATLETA: RISCHI
E’ difficile dimostrare l’influenza della perdita di peso nel rendimento sportivo; infatti da un lato alcuni studi hanno dimostrato che i cambiamenti nel metabolismo dovuti alla perdita di peso possono diminuire la capacità fisica ma altri studi hanno dimostrato che alcuni indici di rendimento vengono conservati, o addirittura migliorano, come risultato della perdita di peso.Comunque forzare l’organismo a perdere troppo peso può avere importanti ripercussioni. Quando il peso scende al di sotto del livello ottimale è probabile che l’atleta possa sperimentare un peggioramneto del rendimento ed una maggiore incidenza di malattie e lesioni. L’ossessione per ridurre il peso corporeo per migliorare il rendimento sportivo può quindi avere un risultato opposto come disidratazione, comparsa di affaticamento cronico, disordini dell’alimentazione (anoressia) o sviluppare lesioni con maggiore frequenza. Questo è più frequente nelle discipline in cui sono previsti limiti di peso per categorie.
-Disidratazione. Il digiuno e le diete povere di calorie insieme alla privazione di fluidi provocan grandi perdite di peso, soprattutto per disidratazione. Gli atleti che cercano di perdere peso svolgono gli esercizi con vestiti di plastica per sudare, si sottopongono a varie sessioni di sauna, masticano gli asciugamani per perdere saliva e infine ingeriscono una quantità minima di fluidi. Queste perdite così forti di acqua mettono in pericolo la funzione cardiovascolare e renale e sono pericolose. Perdite per disidratazione tra il 2% ed il 4% del peso possono pregiudicare il rendimento. Tra le conseguenze della perdita di peso per disidratazione troviamo: minore volume ematico e minore pressione arteriosa, riduzione dei volumi sistolici sub massimali e minore spesa cardiaca, riduzione
nel flusso ematico verso e attraverso i reni e deterioramento della termoregolazione.
-Disturbi dell’alimentazione. La costante attenzione dedicata ad ottenere e mantenere un peso prescritto, specialmente se inadeguato, può provocare disturbi del comportamento alimentare. Una elevata percentuale di atleti, soprattutto donne, presentano comportamenti alimentari alterati. Ciò significa talvolta solo una restrizione dell’assunzione del cibo a livelli inferiori ai fabbisogni energetici ma i disturbi del comportamento alimentare possono includere anche condotte come provocarsi il vomito o abusare di lassativi, ecc. Queste situazioni sfociano spesso in disturbi clinici come anoressia e bulimia ed hanno assunto una certa prevalenza tra le atlete. Ottenere stime precise della prevalenza di questi disturbi è molto difficile specialmente tra le popolazioni di atleti. Comunque un numero significativo di indicatori indica una elevata prevalenza in specifiche popolazioni di atleti. Oltre il 90% degli affetti sono donne. Gli atleti che sembrano essere esposti ad un maggiore rischio sono quelli che praticano discipline con esibizioni (ginnastica, pattinaggio artistico, salti dal trampolino e danza) e sport che richiedono capacità di resistenza (corse e nuoto). In alcune squadre la prevalenza di questi disturbi può interessare fino al 50% ed oltre dei componenti se
consideriamo i livelli di elite (campionati europei, mondiali, olimpiadi). Gli atleti e gli allenatori devono comprendere l’importanza della relazione che esiste tra standard di peso e disturbi della condotta alimentare. Inoltre, un atleta con propensione a questi disturbi può essere affetta da una triade di alterazioni tra loro collegate: anoressia (o bulimia), disfunzioni mestruali e disturbi della mineralizzazione ossea. E’ nota come triade dell’atleta.
-Disfunzione mestruale. La disfunzione mestruale è ampiamente riconosciuta nelle atlete ma la sua fisiopatologia non è ben conosciuta. L’elevata prevalenza di oligomenorrea (poco frequente o scarso flusso mestruale), amenorrea e menarca ritardato sono stati associati agli sport che enfatizzano i bassi pesi corporei o i bassi contenuti di grasso corporeo. La combinazione di restrizione calorica e una dieta vegetariana è frequente tra le atlete negli sport che richiedono capacità di resistenza. Le sostanziali perdite di peso indotte da uno o entrambi questi fattori si associano con una fase luteinica più breve e con disfunzioni mestruali.
Esiste una forte associazione tra anoressia e disfunzione mestruale. Infatti, l’amenorrea è uno dei criteri restrittivi necessari per la diagnosi di anoressia nelle donne. Con la bulimia non è ancora nota una relazione simile anche se molte presentano amenorrea.